Senza categoria

Caso Melegatti: la difesa dei gay è il vero sintomo dell’intolleranza!

di

Inizio quest’articolo con una provocazione: non è che si è fatto troppo fragore per niente? Se questa storia dell’omofobia fosse solo una scusa con noi stessi per sentirci un po’ più bravi e tolleranti e mettere la coscienza a posto?

Abbiamo tutti più o meno seguito la vicenda di Melegatti, per chi non ricorda bene i fatti, si è creato un polverone intorno a questa creatività:

pubblicità omofoba melegatti

La frase, che a me ricorda una scherzosa che girava ai tempi delle scuole superiori: “Ama il prossimo tuo come te stesso specie se è una bona dell’altro sesso” e chissà che il creativo non abbia proprio preso spunto proprio da quella.

La frase usata per lo spot di Melegatti, dicevo, è stata tacciata di omofobia: se il figo è solo dell’altro sesso, allora non può essere un gay.

Forse è proprio quel “basta” nella frase che assomiglia troppo al concetto di “a condizione che”. Tuttavia voglio spostarmi molto più avanti e dire basta a queste sollevazioni pubbliche ogni qual volta si scrive una frase “troppo etero” perché così facendo si sta dicendo che i gay sono una “razza da proteggere” perché di fatto “diversa”.

Quest’ultima cosa è quella peggiore: “Poiché diversi, vanno protetti”. 

Questo è il vero inganno che è sotto gli occhi di tutti ma che nessuno ha il coraggio di affermare. Un po’ come la favola del re nudo.

Successivamente al putiferio, la Direzione di Melegatti si è scusata, prostrata alla massa dei social e ha licenziato l’agenzia che ha pubblicato l’immagine… omofoba!

Ci vuole tolleranza, e sì! E che cavolo! Ma è qui inizia l’inganno numero due: la tolleranza.

Tutti a riempici la bocca con parole come “tolleranza”, come “siamo tutti uguali”, parole che sono come una panacea e ci fa stare meglio e in pace con la coscienza.

Sono una persona tollerante, diciamo agli amici quando parliamo di negri, zingari, gay, lesbiche o altre etnie, religioni, aspetti sociali, culturali o sessuali.

“Cosa ne pensi dei matrimoni tra gay?”

Beh, sai, io sono una persona tollerante e…”

La tolleranza ha un aspetto suadente e accattivante, che la rende così positiva da sembrare un punto di arrivo addirittura misericordioso.

Non si ragiona però sul fatto che ; il ragionamento, conscio o inconscio che sia, è che pur essendo diverso da me (in senso minoritario o negativo), io ti sopporto vicino, mi sforzo di tenerti accanto. Così tolleriamo un colore di pelle diverso, una sessualità diversa, una religiosità diversa.

Sopportiamo facendocene una ragione in quanto siamo  persone tolleranti.

Vi racconto una storia personale: anni fa, ai primi anni dell’università, conobbi Vincent, un ragazzo che lavorava nella gastronomia di mio cugino. Era il periodo della discoteca e Vincent era bravo a ballare il rap. Vincent era un ragazzo nero, niente di male, io sono sempre stata una persona tollerante, per cui facevo di tutto per farlo sentire a suo agio insieme al resto del gruppo di noi altri… bianchi.

Ma cosa stavo facendo? Mi chiesi una sera. Cosa diavolo stavo facendo? Mi stavo “sforzando” di trattarlo alla pari? Ma perché? E come avrei dovuto trattarlo, allora?

Questa riflessione mi sconvolse: il fatto che trovandomi con una persona dalla pelle diversa dalla mia, mi sforzassi di non farlo sentire diverso, dimostrava che intimamente consideravo veramente “diverso” il mio amico nero, ovvero stavo dichiarando indirettamente: “Vincent, pur essendo diverso da me, io provo lo stesso a essere tuo amico“. Orrore!!!

E veniamo di nuovo a caso Melegatti: dire che si ha voglia di condividere un cornetto con un “figo dell’altro sesso” vuol dire automaticamente che se sei gay non puoi mangiarlo? Vuol dire che questa comunicazione esclude di fatto i gay? Quindi, applicando lo stesso criterio, se una pubblicità usa un capellone sta dicendo che chi come me non ha capelli è escluso e non può comprare quel prodotto? Vuol dire che se uso Naomi Campbell sto escludendo le ragazze bianche?

Ribaltiamo la situazione: se un gay scrivesse “Viva i fighi dello stesso sesso” ci sarebbe una rivoluzione sulla stampa e sui media per difendere la categoria degli eterosessuali?

Ogni qual volta che troviamo un modo per sforzarci di appiattire la comunicazione, di standardizzare i comportamenti e ribadisco “ci sforziamo”, allora vuol dire che di fatto CREDIAMO che ci sia una differenza negativa.

Un po’ come feci io che mi sforzai di essere tollerante, ma di fatto stavo, mio malgrado, coprendo un pregiudizio storicamente acquisito.

La domanda fondamentale è cosa la persona che si sente tollerata, che sente che ci stiamo sforzando per trattarla alla pari?

Basta con questa moda comunicativa di cercare l’escluso in ogni comunicazione, basta di difendere i gay come se i gay avessero davvero bisogno di qualcuno che si batta per una stupida frase, mentre poi sulle cose davvero importanti tutto passa in modo quasi indifferente.

Ai tempi della scuola Vincent m’insegnò che il pregiudizio è insito in ognuno di noi, è un male sotterraneo, invisibile e per questo pericoloso. La tolleranza è il sintomo che ci dice che, nonostante il nostro bel pensare, non siamo immuni da un pregiudizio latente ed è questo pregiudizio latente è pericoloso.

Quando saremo davvero liberi dal pregiudizio? Solo quando incontrando un gay non ci sentiremmo più in obbligo di trattarlo alla pari o incontrando un ragazzo come Vincent non sentiremo l’obbligo morale di trattarlo come se fosse bianco, ma ci preoccuperemo solo di decidere dove andare a ballare quella sera.

 


Vuoi restare aggiornato su temi e argomenti come quello trattato in quest’articolo? Inserisci il tuo nome e l’email e non perderai nessun nuovo post!

(Odiamo lo spam e puoi cancellarti con un clic)